Paolo Sarpi, un’immagine a contrasto.
Paolo Sarpi un’immagine a contrasto.
Prenditi tre minuti di tempo, fatti un buon espresso ed entra assieme a noi in Paolo Sarpi, non ne rimarrai deluso.
Vi è piaciuto vero??? Non avevamo dubbi.
Adesso per saperne di più ripercorriamo insieme la storia del quartiere Paolo Sarpi.
Erano solo gli albori del II millennio quando gli abitanti del quartiere, che allora si stringevano attorno alle proposte di miglioramento dell’Associazione Vivisarpi, assistevano giorno dopo giorno al degrado del “lasciar fare” delle giunta albertiniana, con l’escalation delle concessioni di licenze commerciali ai grossisti e con la serrata dei tanti piccoli artigiani e commercianti italiani già oppressi dalle mille difficoltà della crisi degli anni ‘90.
Avevano pure visto il timido e maldestro tentativo della giunta morattiana di aprire alle piccole speculazioni immobiliari, con la chiusura al traffico, per la creazione di un’isola pedonale sciatta e del tutto mal pensata. Avevano assistito alla trasformazione della stazione ATM degli anni’ 50, ancora oggi in continua evoluzione, con terrazza per serate danzanti.
Paolo Sarpi è un angolo di città, sempre più esotico e tanto variopinto si è fatto sempre più interessante per i fenomeni socio-economici che si vanno manifestando, attraendo il turismo straniero e lo shopping low-cost.
Se siete appassionati di vino non potete non far visita a Le Cantine Isola, sono un’istituzione a Milano. Attivi con la stessa gestione da oltre vent’anni (ma il locale fu fondato più di un secolo fa), sono uno di quei punti di ritrovo sempre di moda. Alle Cantine Isola si vive il vino al bancone o all’esterno, parlando con gli amici. L’ambiente da vecchia enoteca è il fascino di questo posto.
Oggi i risultati sono sotto gli occhi di tutti e anche alla tanto bistrattata zona Paolo Sarpi tocca il destino di ”rilancio” di tante aree di Milano. Si è iniziato con la riconversione dell’area della centrale Enel e del suo dopolavoro su Via Cenisio/Procaccini, poi è arrivata la costruzione dell’enorme volume, fuori scala aggiungerei, della «Piramide» Feltrinelli.
La famiglia Feltrinelli deteneva già da quasi due secoli i caselli di Porta Volta, venivano utilizzati come magazzini di legname e carta per approvvigionare le rotative e le stamperie.
Dopo l’abbandono dell’area e la parentesi di fine millennio dello storico vivaio Ingegnoli e dell’autolavaggio cittadino su Via Francesco Crispi, la giunta Pisapia ha dato l’ok ad un ambizioso progetto che doveva scongiurare il degrado di questa enorme area dismessa. Fu propagandata alla cittadinanza la creazione di un enorme volume trasparente per la grande casa editrice libera e indipendente, che doveva dare lustro ad un’area ormai abbandonata al parcheggio selvaggio della movida notturna della vicina Corso Como.
Il progetto dello studio Herzog & De Meuron, invero ben più articolato, doveva essere organico all’asse tra i casini daziari di Porta Volta, ma si è ridotto ad un solo volume, facendo saltare la simmetria della freccia verso il Monumentale, e poi si è rivelato per quello che era: la creazione di una nuova area per uffici, destinata oggi alla sede milanese della Microsoft.
Ma gli esempi “virtuosi” si sa, non si muovono mai da soli e un altro progetto di un altro grande proprietario della zona, l’Ospedale Maggiore, si sta affacciando all’orizzonte. Si è infatti appena consumata la cessione, con tanto di progetto di ampliamento (ma conservando le due corti interne) del “fortino dell’ndrangheta” davanti al giardino Lea Garofalo, in Via Montello 6 (proprio lì dove era stata uccisa), all’omnipresente gruppo, almeno in fatto di edilizia privata, di Claudio de Albertis.
Allora attendiamo di vedere cosa accadrà, da qui a poco, delle poche aree disponibili rimaste, magari per scoprire che dopo il Milan, l’Inter e Via Paolo Sarpi, qualche fondo cinese sarà interessato anche a qualche bella novità in fatto di trasformazioni urbanistiche a due passi dal Parco Sempione.